Solitudine

Una zanzara lo tormentava. Forse perché in giro per il palazzo non c’era nessuno, forse perché aveva un sangue dolce, forse perché anche gli animali quando si creano un nemico non si fermano sino alla morte o alla vittoria.
Tutto ciò gli impediva di ragionare. Su tante cose. Ad esempio sul fatto che sempre più spesso provava una sorta di gelosia nei confronti di una perfetta sconosciuta. La vedeva tutti i giorni in metropolitana. Alta, snella, con capelli ricci scuri e gli occhi chiari. Un bel fisico, insomma. Sempre ben vestita, sembrava passare in metro solo per caso, muovendosi come se camminasse 50 cm sopra agli altri. Chissà che lavoro faceva. Chissà i suoi colleghi come la vedevano, se anche loro ne erano innamorati. Si incrociavano tutti i giorni, però, mai un saluto, un cenno, uno sguardo. Solo qualche occhiata sfuggente, apparentemente soprappensiero. Avrà anche lei cominciato a notare la stessa faccia, nello stesso, luogo alla stessa ora. Lui era arrivato a perdere dei treni per aspettarla, e si era ritrovato ad uscire di casa di corsa per non arrivare in ritardo a questo inesistente appuntamento. Di lei non sapeva nulla. Nulla che lei non facesse trasparire dai suoi sguardi, dal suo abbigliamento o dal suo comportamento. In realtà ben poco.
Quando poi, dopo la corsa in metro, ognuno andava per la sua strada, lui si soffermava a guardarla sparire tra la folla; sino a che anche il movimento della chioma scura non si perdeva nella marea umana. Sempre più spesso, però, si preoccupava di ciò che lei avrebbe trovato sulla sua strada nel corso della giornata. Magari qualche collega le metteva le mani addosso, la importunava. Sicuramente più di un cliente si sarà messo in contatto solo per vederla o per provarci. Immaginandola vestita da coniglietta mentre si parlava di lavoro.
La cosa lo faceva stare male. Non aveva però neanche provato a seguirla, non sapeva infatti dove lavorasse. Di più non aveva mai neanche provato a salutarla.
Tutto era troppo comodo. Troppo comodo non dover combattere per lei, troppo comodo non doversi confrontare con lei, non doversi mettere in discussione, non avere impegni. L’unico impegno era l’incontro quotidiano tra la folla.
Forse era un sogno. Si, doveva sicuramente essere un sogno, perché altrimenti sarebbe stato un incubo.
La zanzara continuava a tormentarlo, e fu l’unica cosa che non sparì al suono della sveglia. Maledetto insetto! Senza di te che mi infastidivi, chissà come sarebbe finita!
Era ora di alzarsi, ma poteva prendersela comoda, perché tanto non c’era nessuno per cui correre. Prese la testa fra le mani e pianse disperatamente.

Solitudineultima modifica: 2005-06-21T13:27:11+02:00da bicio62
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2 pensieri su “Solitudine

  1. Ho visto, ho visto.. :))) E, anche se non c’entra nulla, ti ringrazio per passare sempre anche nell’altro blog. 😉 Besitos.. M.

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