un giovedi di sole

L’importante era cominciare bene la giornata. Finalmente, dopo giorni di pioggia, era arrivata la bella stagione. La voglia di vestirsi leggero era troppo forte. Per quel giorno niente giacca e cravatta. Niente borsa di pelle, ma una più semplice sacca di tessuto impermeabile. Giusto per gli occhiali e le chiavi. Tutte le incombenze possibili era deciso a rimandarle al giorno dopo.Uscito di casa si scontrò subito con la dura realtà, che spesso fa a pugni con le belle intenzioni. Intanto un fiume di macchine in coda (ma non erano chiuse le scuole?), poi un gruppo di nordafricani in attesa (?) (ah, già. adesso quelli del lavoro nero si sono spostati e anche come orario, visto che nella vicina piazza Loreto li controllano), poi, lungo la strada verso l’ufficio, i barboni accampati sotto una pensilina di un lato inutilizzato della Stazione erano aumentati, da due a cinque. Infine, una gran folla di gente che partiva, per chissà dove. Insomma lui abitava nella solita, caotica, Milano. Una maledizione difficile da scrollarsi di dosso e soprattutto che ti segue ovunque….

Piccolo esempio di come mi piacerebbe scrivere, se solo ne avessi tempo, per raccontare una città vista da chi gira a piedi con la solita fretta della vita quotidiana, ma che ogni tanto si sofferma a guardare per vedere. “Occhi che non vedono” diceva LeCorbu..osservare la città da vicino per costruirne una migliore.Le storie sarebbero tante. Anche in cantiere. Forse, se si facesse uno sceneggiato televisivo ambientato in cantiere anziché in ospedale o in tribunale, anche i muratori clandestini diventerebbero delle star….

un giovedi di soleultima modifica: 2008-06-19T08:00:00+02:00da bicio62
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2 pensieri su “un giovedi di sole

  1. Il tuo incipit è davvero buono…poi penso che dovresti continuare, trovando dei ritagli di tempo…famiglia e lavoro permettendo.
    Sul film però devo segnalarti che un set simile credo fosse stato approntato per denunciare i problemi che tu porti alla nostra attenzione e se non erro proprio sull set di quel film è avvenuta un’altra morte bianca: quella di un attore che a quel film, a quella denuncia lavorava.

    L’importante era iniziare bene la giornata: niente giacca, niente cravatta, i jeans più sdruciti e una maglietta aderente al petto, i mocassini più vecchi che avesse mai avuto.
    L’idea aveva preso il sopravvento sulla prudenza…ma ormai si era deciso. Aveva o no vissuto una buona parte della sua infanzia tra Casablanca e Dakar?
    Appoggiò le sue larghe spalle al muro della piazza. Accanto a quelle di un Magrebino mingherlino che non lo degnò di uno sguardo.
    Teneva i suoi grandi occhi scuri abbassati in terra ed aspettava che qualcuno, qualcuno di quelli con i camioncini passasse…lui avrebbe recitato tutta la parte…fino in fondo…
    Fare il giornalista a volte significa correre dei rischi.
    Cristiana per Fabri

  2. …questo è poco ma di sicuro il fatto che tutti saremmo delle star anche più di holliwood ma il fatto è che il mondo va di fretta e nessuno ci vede barboni e non e quindi andiam oavanti per la nostra strada.
    A proposito di barboni, ieri sera abbiamo visto alla riunione il corto (si fa per dire una pizza di 30′) che ha soffiato l’oscar al “il supplente” parla proprio di due barboni a Parigi dal titolo “Mozart il re dei borsaioli” presupponenza e solita ironia alla francese a me e ad altri ha annoiato parecchio, credimi il supplente era molto meglio e lo dico con sincerità, se ti capita di vederlo (il francese) fammi sapere cosa ne pensi.

    Ciao

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